Quante
volte, invece, avrei voluto disporre di quell’aggeggio fatato in grado di
sedare pianti inconsolabili, sceneggiate da premio Oscar in mezzo alla strada,
proteste memorabili sull’A14 nel controesodo di fine agosto…
Invece
niente. Ho guidato il passeggino con il bimbo in braccio per ore, sfoderato la
canzone del Grillo John fino a sgolarmi la voce, cambiato data per il rientro
dalle vacanze (e quella è stata comunque una buona idea), sperimentato la
leggendaria pazienza di Giobbe.
In realtà non tutti i bambini manifestano
lo stesso bisogno del ciuccio: anzi, alcuni non lo manifestano affatto.
Ma
sono molti di più quelli che lo adorano e, in generale, se il ciuccio consente al bambino di calmarsi e viene usato con un po’
di criterio, non va evitato pregiudizialmente.
Con
qualche accortezza, ovviamente.
In
primo luogo, è bene attendere il rodaggio dell’allattamento al
seno: ciuccio e biberon (che funzionano allo stesso modo) risultano meno
laboriosi dell’attaccamento al capezzolo e questo potrebbe disorientare il
neonato, scoraggiarlo e pregiudicare l’avvio dell’allattamento naturale.
Inoltre,
è vero che palato e denti non sembrano
risentire dell’utilizzo del ciuccio, ma sempre che questo non venga usato fino
all’esame di maturità e in modo troppo intensivo.
In
commercio esistono prodotti adatti a tutte le fasi di sviluppo del neonato e sui siti specializzati è possibile trovare indicazioni utilissime
per orientarsi tra silicone e caucciù (o lattice) e tra forma a ciliegina, a
goccia o anatomica.
Anche il ciuccio, come tante altre cose, rientra nella categoria degli “oggetti
transizionali”.
Ma,
allora, quando l’utilizzo del ciuccio
diventa eccessivo? In proposito, l’unica parola-chiave è “moderazione”.
Anche per quanto riguarda il fatidico
“momento giusto per smettere”, non esistono ricette preconfezionate. In genere
si sostiene che non bisognerebbe andare
oltre il secondo compleanno, meglio ancora se si anticipa il grande passo di
qualche mese: ma, anche in questo caso, è sempre bene considerare lo
specifico momento di vita del bambino e i motivi che ancora lo inducono a
richiederlo spesso (noia, malinconia, …).
Ricordiamoci che, anche questa, è solo
una fase: da affrontare con pazienza
e consapevoli del fatto che saranno possibili temporanei atteggiamenti di
regressione.
E
che la Forza sia con voi!
GC